IL NOSTRO STATO
Partiamo dalla attuazione del grande principio contenuto nell’art. 1 della Costituzione: “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”.
È quindi il lavoro che deve essere messo al primo posto nella costruzione del sistema di governo mentre oggi assistiamo alla degenerazione di un governo e di un parlamento gestito da partiti politici. Un sistema dove le associazioni del lavoro e della produzione sono relegate a semplici associazioni non riconosciute che non rappresentano neppure più i lavoratori ma si limitano ad essere interlocutori con le imprese solo per firmare contratti collettivi o chiedere aumenti salariali al solo scopo di giustificare la loro stessa esistenza.
È giunta l’ora di cambiare.
Lasciamo pure al Senato della repubblica la potestà legislativa dei partiti come rappresentanza di interessi diffusi ma ridiamo dignità alla Camera dei deputati con la partecipazione dei lavoratori e di tutte le forze della produzione che dovranno decidere ed attuare tutte le scelte legate al mondo del lavoro e delle imprese.
Questa partecipazione alle scelte e agli indirizzi dello Stato non può non avvenire attraverso la creazione di “organi dell’Amministrazione dello Stato” che, al pari degli attuali ministeri, possano rappresentare gli interessi della produzione nazionale ed è quindi solo attraverso questi organi che i lavoratori e gli imprenditori possono eleggere alla Camera i loro deputati, scegliendoli tra gli uomini più capaci, con vincolo di mandato.
La rappresentanza poi della parte più debole della popolazione, costituita dai giovani ancora senza lavoro e dai disoccupati deve essere garantita dall’organo costituzionale che già esiste “il CNEL- Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro” che dovrà avere anche il potere di proporre tutte le scelte che riguardano l’intervento dello Stato su imprese di rilevanza nazionale oltre che indirizzare tutte le politiche occupazionali in economia.
Lo Stato deve accertare e controllare attraverso questo organo costituzionale il fenomeno della occupazione e della disoccupazione dei lavoratori, indice complessivo delle condizioni della produzione e del lavoro.
Tutti gli organi dello Stato: CNEL, Associazioni dei lavoratori, Associazione degli imprenditori e delle libere professioni oltre che essere obbligate a sorvegliare che siano osservate le leggi sulla prevenzione degli infortuni e sulla polizia del lavoro da parte dei singoli soggetti alle associazioni collegate, devono controllare il funzionamento degli Uffici di collocamento.
Gli uffici di collocamento sono costituiti a base paritetica.
I datori di lavoro hanno l’obbligo di assumere i prestatori d’opera solo tramite di detti uffici. Ad essi è data la facoltà di scelta nell’ambito degli iscritti negli elenchi secondo l’anzianità di iscrizione.
Le associazioni professionali di lavoratori hanno l’obbligo di esercitare un’azione selettiva fra i lavoratori, diretta ad elevarne sempre più la capacità tecnica e il valore morale.
Una volta modificato l’art. 49 della Costituzione e, quindi, superata finalmente l’antitesi capitale-lavoro con la rappresentanza paritaria del lavoro e del capitale nella formazione delle leggi, si potrà dare vera attuazione anche alla socializzazione delle imprese già, in parte prevista dagli art. 43 e 46 della Costituzione e mai attuata.
Lo stato e le istituzioni che promuoviamo devono essere quelle che garantirebbero, alla loro attuazione, la governabilità e la rappresentatività del tessuto sociale della Nazione.
Il movimento è quindi promotore della REPUBBLICA SEMI – PRESIDENZIALE, nella formula PRESIDENTE-PARLAMENTARE con elezione diretta del capo dello stato e mandato per cinque anni con la quale il presidente della repubblica non ha soltanto un ruolo meramente cerimoniale, ma ha ruolo attivo essendo il diretto responsabile della scelta del primo ministro e dei ministri che sono dualmente controllati nel loro operato (presidente e parlamento).
Il parlamento a sua volta deve essere espressione pura della società con una delle due camere che è fotografia quindi del corpo civile.
Quel che è certo è che fare della sovranità popolare un sacro principio, dinanzi al quale bruciare incenso a profusione, e poi attuarla col semplicistico e sospetto sistema del suffragio universale indifferenziato e delle liste partitiche, collegi uni-o-plurinominali, presidenzialismo o parlamentarismo, maggioritario e proporzionale, vuol dire screditare la democrazia, non realizzarla, e vuol dire lasciare lo Stato in preda di poteri arbitrari e incontrollati, estranei sia alla volontà popolare che agli interessi nazionali e ai quali la pseudo-democrazia funge soltanto da compiacente paravento.
Occorre invece una visione spirituale della vita singola ed associata e quindi collocamento dell’uomo al centro di ogni attività, quella produttiva inclusa che va quindi sottratta al dominio delle cose (capitalismo).
Concezione, quindi, dell’economia come funzione della politica, e non viceversa, e coerentemente concezione unitaria della economia nazionale e precisa finalizzazione di essa (programmazione). Concezione della nazione come un sistema organico, composto dalle innumerevoli funzioni cui i cittadini si dedicano, degne di riconoscimento e tutela da parte dello Stato in quanto concorrono al miglioramento spirituale, morale ed economico della nazione stessa, da cui è inseparabile la salute mentale e fisica dei cittadini.