ALTRI X andare oltre. Il programma

PROLOGO

Viviamo in un secolo che ben potrebbe chiamarsi l’era degli stupidi. A un mondo ed a una società in continuo e rapido cambiamento si risponde, quando lo si fa, con soluzioni errate, tardive o che a volte traggono ispirazione da ideologie del passato che seppur valide non subiscono quel processo di aggiornamento e rivisitazioni che permettono, pur mantenendo integro i cardini ideologici, di potersi attuare alla società del terzo millennio.

Stiamo disperdendo un patrimonio ecologico incredibile al fine di perseguire l’arricchimento di una ristretta oligarchia plutocratica.

L’inquinamento da fossili contribuisce sempre più in maniera esponenziale all’incremento del cambiamento climatico, ormai conosciuto da almeno un ventennio e nessuna forza politica ha mai introdotto alcuna misura concreta per cambiare direzione.

Il nostro Paese ha un tasso di natalità imbarazzante, complice le lacune del welfare e delle politiche assistenziali dirette alla natalità, e il problema immigratorio sta diventando sempre più drammatico.

A tali problemi la politica nostrana ha saputo rispondere solo con insignificanti assegni familiari e con un populismo di bassissimo livello introdotto dalle destre conservatrici e neoliberiste, specchio dell’individualismo che mai è appartenuto al nostro popolo prima di oggi.

La dottrina economica e alcuni principi dei socialismi, nella loro ideologia di una società più armonica e rispettosa delle tradizioni, nel loro messaggio d’amore sociale dimenticato dalla Storia, deve trovare un’espressione politica chiara e onesta che miri a rendere attuali dei valori che da troppo tempo non vengono rappresentati nel mondo politico culturale italiano.

Queste idee ci portano e devono continuare a portarci a essere “Altri” rispetto ai soggetti esistenti.

Cosa ci differenzia da loro?

Ci differenziamo per il fatto che le nostre idee, i nostri valori, i nostri suggerimenti li conosciamo perché sono nostri da da sempre. Possiamo affermare che le idee che devono muovere la nostra proposta politica sono legittimate da radici antichissime che nella loro lenta evoluzione hanno cambiato la fronda, ma non la corteccia. 

Apparteniamo ad una cultura e ad un mondo che fin dal XIX secolo si è posto come alternativa moderna alle logiche illuministiche, giacobine, ghigliottinare e giustizialiste scaturite dalla Rivoluzione francese. Logiche e principi che purtroppo hanno informato tutte le scelte catastrofiche dei secoli successivi ed oggi siamo finalmente arrivati alla resa dei conti.

“Andare oltre” ha il senso profondo e ineludibile di oltrepassare lo steccato che ci divide da un mondo nuovo e moderno fatto di pace sociale, di una civiltà moderna che non getta al macero gli insegnamenti del passato in nome di un non ben identificato progresso pronto a distruggere l’uomo, la sua individualità fino a farlo diventare solo uno strumento del mercato economico affibbiandogli il nome di “consumatore”.

Il tutto nella logica perversa di sistemi, come quello imperialista americano, dove gli uomini sono valutati solo in base alle loro capacità economiche che gli permettono di spendere e acquistare. In pratica se non hai i soldi non vali e non conti nulla.

“Andare oltre” vuol dire rifiutare e combattere queste logiche del consumismo e della globalizzazione con lo scopo di permettere ad ogni essere umano di poter essere utile e prezioso nella società per i suoi meriti e non per la sua capacità economica.

Si tratta di una svolta epocale, ne siamo consapevoli.

Ma siamo altrettanto consapevoli che oggi questa rivoluzione culturale può essere fattibile proprio perché sono ormai crollati tutti i dogmi del materialismo storico ed economico che hanno dominato il secolo precedente.

L’obiettivo è essere portavoce (moderni, attuali, al passo coi tempi e con lo sviluppo dell’etica sociale dell’ultimo secolo) di quella terza via che da sempre è stata sana, giusta e vincente e che ci rende non diversi (dal centro sinistra, dal centro destra, dai Grillini etc.) ma che ci rende SUPERIORI, ci rende ALTRI.

Terza via che non deve farci paura, ma che allo stesso tempo non deve esonerarci dal DOVEROSO CONFRONTO con le altre forze politiche, ma soprattutto con la società civile.  Discussione e confronto non vuol dire compromesso o miscuglio; significa informare tutti che noi ci siamo, che abbiamo le nostre idee, i nostri progetti e i nostri sogni che sono ASSOLUTAMENTE ATTUALI, che guardano al FUTURO.

L’Italia può di nuovo tornare ad essere la guida che illumina la strada alle altre nazioni per la realizzazione di una grande Europa dei popoli che ne fanno parte e non più dell’Europa unita dal denaro e costruita sulla religione economica del debito.

ALTRI per andare oltre

La politica nostrana si trova spesso a doversi districare fra i termini: Destra e Sinistra; una dicotomia che dalla Rivoluzione francese divide in due lo schieramento di ogni parlamento. Laburisti conservatori progressisti democratici sono spesso, troppo comodamente, due ipotesi di pensiero che spesso facilitano la collocazione. O sei di destra o sei di sinistra. O conservatore o democratico.

In Italia, una incancrenita e quasi scontata divisione delle idee in destra e sinistra è frutta della poca fede di quelle forze politiche che vorrebbero far credere che oltre le due posizioni non ci siano idee.

Sappiamo come invece il nostro programma e il nostro sogno ci rende, da sempre, IDEOLOGICAMENTE SUPERIORI ALLE PARTI, che ci colloca OLTRE.

In un ipotetico “luogo fisico” della politica, la destra e la sinistra non sono una collocazione che ci appartengono.   Il nostro bagaglio culturale e politico deve essere allo stesso tempo conservatore e progressista. E questo non deve spaventare.

Cosa c’è di più progressista della socializzazione delle imprese? Cosa c’è di più conservatore della Parola Patria e della difesa dei valori che questa implica?

NON DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE PENSARE che alcune tematiche siano appannaggio di soltanto una parte dello schieramento politico.

Oltre la Destra e oltre la Sinistra, perché ALTRI.

ALTRI per andare oltre; il nome del nostro movimento intende indicare un percorso politico che assume, nel vuoto etico morale della politica nazionale, la vera essenza del nostro essere italiani. Noi sappiamo di essere l’unica vera alternativa al regime che da decenni si ripropone con spoglie diverse, ma con la stessa essenza di negatore della nostra sovranità nazionale.

Il progetto deve partire dalla riscoperta dell’identità nazionale. Occorre essere provocatori, per fondare un vero stato sociale, uno Stato di tutti. Siamo consapevoli che i partiti sono tutti morti, e le attuali associazioni partitiche, sempre più organizzazioni guidate da capi che nominano, comandano e guidano faranno la stessa fine, implodendo. Sopravvivrà chi saprà essere strumento di una nuova storia, con le opere, con le idee, con i progetti e, non per ultimo, con l’esempio.

ALTRI per andare oltre presenta un progetto nuovo, sia verso la sinistra che verso la destra, a causa del vasto sbandamento culturale che percorre queste aree.

Il progetto deve partire dalla riscoperta dell’identità nazionale, dal rafforzamento del ruolo internazionale dell’Italia, soprattutto nel Mediterraneo.

I nostri valori sono immutabili, ma è arrivato il momento che la nostra ideologia si riappropri del nostro tempo, magari riscoprendo la naturale modernità di valori come socializzazione e corporativismo, ma soprattutto riadeguando la nostra presenza ambientale, la nostra idea di economia, la nostra lotta aperta e interminabile al capitale come ed alla pari al materialismo utopico dell’uguaglianza.

Dobbiamo soprattutto riaffermare l’identità di valori antichi e la loro validità senza che possano essere posti in discussione.

L’IDEA

Siamo uomini e donne. Siamo un nucleo di persone che muovono da uno stesso sentimento, accomunati da una stessa indole valoriale. Nucleo di elementi caratteristici nati dal popolo e quindi nient’altro che espressione popolare.

Come tali affermiamo sin da subito il nostro distacco da qual si voglia accostamento a ideologie consuete ed a catalogazioni di sorta.

Siamo estrapolazione del carattere popolare ragion per cui non ci limiteremo ad essere adiacenti ad alcuna contestualizzazione di comodo che possa non andare verso gli obiettivi del bene comune. Fra le basi e fondamenta del nostro essere e del nostro agire è quello di cogliere il buono ovunque questo possa nascere, indifferentemente sia se da argomentazioni con profilo di destra che di sinistra. Questa è la nostra posizione: per cui per forza di cose terza e che per sua natura non precluderà la progressione verso alcuna via solo per mero ostruzionismo ideologico o pseudo intellettuale.

Il nostro pensiero è rivolto all’ottenimento della giustizia sia morale che economica che di diritto e quindi tendente ad un lavoro di progressione e di spinta sociale del popolo in salvaguardia senz’altro delle tradizioni comuni.

Siamo rivolti ad una politica attiva ed in movimento. Siamo rivoluzionari in questo e, malauguratamente, per forza rivoluzionari in antitesi con politiche le quali hanno, ormai da troppo tempo, preso in gestione il paese e che mai hanno sviluppato una propulsione al progresso. Siamo quindi in distanza con un conservatorismo cieco e fasullo che non ha fatto altro che immobilizzare la Nazione soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di politiche economiche reali che possono invece rendere l’Italia meglio sussistente a se stessa e quindi meno coinvolta in compromessi di carattere estero.

Siamo per lo stato del lavoro ovvero per uno Stato che sia diretto al coinvolgimento delle categorie lavorative allo sviluppo delle politiche economiche ma in stretta vigilanza dell’ottenimento degli obiettivi, in altri termini vogliamo un mondo del lavoro che si muova in divenire, un individuo (il lavoratore) che sia pienamente consapevole e coinvolto sia in merito al progredire del se proprio e personale e sia in merito alla progressione della società.

Riteniamo che la prima riforma all’attuale sistema sia quella che riguarda la forma di governo.

Dobbiamo prendere atto che il sistema attuale vede un governo del Paese prevede un parlamento non deciso dai cittadini ma da capi di partito, dove la maggioranza si forma solo dopo aver raggiunto accordi tra gli stessi partiti; ciò porta alla totale ingovernabilità per l’impossibilità di prendere decisioni nell’interesse della popolazione.

La colpa più grave del “sistema democratico-parlamentare” è costituita dal fatto che dalla fine della II guerra mondiale ad oggi si è voluto costruire una società fondata sugli interessi materialistici e sul tornaconto personale.

La continua esaltazione di presunti valori ha portato a dimenticare il concetto della libertà intesa come servizio, come scelta, e ha comportato che la democrazia risulti indifferente verso i giovani e le loro naturali esigenze spirituali.

Perché i giovani, che hanno bisogno di ideali, vengono indirizzati invece verso le «mode»: che sono poi basate, sempre, su filosofie immorali e si esprimono attraverso manifestazioni diverse di lassismo, di rivolte sterili, di malcostume, di insensibilità morale e di torpore intellettuale.

Questa autentica rinuncia della democrazia agevola lo sfruttamento delle masse giovanili da parte di determinati gruppi e spiega il disinteresse da parte di tanti giovani per la politica ed il loro conseguente nichilismo.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti e oltretutto, essendo la gestione dei poteri dello Stato affidata a persone scelte dai capi di partito, nessuno di loro potrà mai essere considerato responsabile per gli effetti delle sue azioni.

Non lo sono i parlamentari, ma non lo sono neppure i burocrati che bloccano le decisioni dei parlamentari e non lo sono i partiti visto che i loro rappresentanti in parlamento non hanno il vincolo di mandato e infine, non lo sono neppure i magistrati che invece di essere al servizio dei cittadini per garantire giustizia, si sentono detentori un potere assoluto che nessuno può controllare.

È così che oggi i cittadini prendono ordini da tutti senza poter, a loro volta, rivolgersi a nessuno, quando debbono chiedere giustizia o invocare provvedimenti.

Uno dei peggiori difetti di questo sistema consiste nel fatto che a governare non sono le persone più competenti, ma i partiti e gli uomini scelti da questi, sulla base di valutazioni sempre estranee alla capacità di governare.

Invece, specialmente in questa nostra epoca regolata dalla tecnologia, è quanto mai necessario il contributo degli specialisti e degli esperti nella conduzione della cosa pubblica.

IL NOSTRO STATO

Partiamo dalla attuazione del grande principio contenuto nell’art. 1 della Costituzione: “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”.

È quindi il lavoro che deve essere messo al primo posto nella costruzione del sistema di governo mentre oggi assistiamo alla degenerazione di un governo e di un parlamento gestito da partiti politici. Un sistema dove le associazioni del lavoro e della produzione sono relegate a semplici associazioni non riconosciute che non rappresentano neppure più i lavoratori ma si limitano ad essere interlocutori con le imprese solo per firmare contratti collettivi o chiedere aumenti salariali al solo scopo di giustificare la loro stessa esistenza.

È giunta l’ora di cambiare.

Lasciamo pure al Senato della repubblica la potestà legislativa dei partiti come rappresentanza di interessi diffusi ma ridiamo dignità alla Camera dei deputati con la partecipazione dei lavoratori e di tutte le forze della produzione che dovranno decidere ed attuare tutte le scelte legate al mondo del lavoro e delle imprese.

Questa partecipazione alle scelte e agli indirizzi dello Stato non può non avvenire attraverso la creazione di “organi dell’Amministrazione dello Stato” che, al pari degli attuali ministeri, possano rappresentare gli interessi della produzione nazionale ed è quindi solo attraverso questi organi che i lavoratori e gli imprenditori possono eleggere alla Camera i loro deputati, scegliendoli tra gli uomini più capaci, con vincolo di mandato.

La rappresentanza poi della parte più debole della popolazione, costituita dai giovani ancora senza lavoro e dai disoccupati deve essere garantita dall’organo costituzionale che già esiste “il CNEL- Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro” che dovrà avere anche il potere di proporre tutte le scelte che riguardano l’intervento dello Stato su imprese di rilevanza nazionale oltre che indirizzare tutte le politiche occupazionali in economia.

Lo Stato deve accertare e controllare attraverso questo organo costituzionale il fenomeno della occupazione e della disoccupazione dei lavoratori, indice complessivo delle condizioni della produzione e del lavoro.

Tutti gli organi dello Stato: CNEL, Associazioni dei lavoratori, Associazione degli imprenditori e delle libere professioni oltre che essere obbligate a sorvegliare che siano osservate le leggi sulla prevenzione degli infortuni e sulla polizia del lavoro da parte dei singoli soggetti alle associazioni collegate, devono controllare il funzionamento degli Uffici di collocamento.

 Gli uffici di collocamento sono costituiti a base paritetica.

I datori di lavoro hanno l’obbligo di assumere i prestatori d’opera solo tramite di detti uffici. Ad essi è data la facoltà di scelta nell’ambito degli iscritti negli elenchi secondo l’anzianità di iscrizione.

Le associazioni professionali di lavoratori hanno l’obbligo di esercitare un’azione selettiva fra i lavoratori, diretta ad elevarne sempre più la capacità tecnica e il valore morale.

Una volta modificato l’art. 49 della Costituzione e, quindi, superata finalmente l’antitesi capitale-lavoro con la rappresentanza paritaria del lavoro e del capitale nella formazione delle leggi, si potrà dare vera attuazione anche alla socializzazione delle imprese già, in parte prevista dagli art. 43 e 46 della Costituzione e mai attuata.

Lo stato e le istituzioni che promuoviamo devono essere quelle che garantirebbero, alla loro attuazione, la governabilità e la rappresentatività del tessuto sociale della Nazione.

Il movimento è quindi promotore della REPUBBLICA SEMI – PRESIDENZIALE, nella formula PRESIDENTE-PARLAMENTARE con elezione diretta del capo dello stato e mandato per cinque anni con la quale il presidente della repubblica non ha soltanto un ruolo meramente cerimoniale, ma ha ruolo attivo essendo il diretto responsabile della scelta del primo ministro e dei ministri che sono dualmente controllati nel loro operato (presidente e parlamento).

Il parlamento a sua volta deve essere espressione pura della società con una delle due camere che è fotografia quindi del corpo civile.

Quel che è certo è che fare della sovranità popolare un sacro principio, dinanzi al quale bruciare incenso a profusione, e poi attuarla col semplicistico e sospetto sistema del suffragio universale indifferenziato e delle liste partitiche, collegi uni-o-plurinominali, presidenzialismo o parlamentarismo, maggioritario e proporzionale, vuol dire screditare la democrazia, non realizzarla, e vuol dire lasciare lo Stato in preda di poteri arbitrari e incontrollati, estranei sia alla volontà popolare che agli interessi nazionali e ai quali la pseudo-democrazia funge soltanto da compiacente paravento.

Occorre invece una visione spirituale della vita singola ed associata e quindi collocamento dell’uomo al centro di ogni attività, quella produttiva inclusa che va quindi sottratta al dominio delle cose (capitalismo).

Concezione, quindi, dell’economia come funzione della politica, e non viceversa, e coerentemente concezione unitaria della economia nazionale e precisa finalizzazione di essa (programmazione). Concezione della nazione come un sistema organico, composto dalle innumerevoli funzioni cui i cittadini si dedicano, degne di riconoscimento e tutela da parte dello Stato in quanto concorrono al miglioramento spirituale, morale ed economico della nazione stessa, da cui è inseparabile la salute mentale e fisica dei cittadini.

ECONOMIA E LAVORO

Il Movimento non si riconosce nell’attuale sistema economico di stampo capitalista e neoliberista.

L’intero mondo occidentale ha scelto tale forma economica per costruire le proprie società ed oggi assistiamo alla parte più feroce della storia capitalista, quella in cui ogni aspetto della vita dell’uomo moderno occidentale è piegato alle logiche del capitale.

Noi, ALTRI per andare oltre, al contrario, abbracciamo idee economiche completamente diverse e all’individualismo preferiamo il socialismo, al denaro preferiamo l’uomo, alla competizione economica preferiamo la solidarietà, al liberismo estremo preferiamo uno statalismo correttivo, al mondialismo preferiamo il sovranismo.

Lo Stato dovrà riappropriarsi della propria sovranità e ridare la libertà ai propri cittadini dai capitali stranieri che governano tutte le istituzioni europee e transnazionali.

Uno Stato, perché possa funzionare correttamente, deve porre un sistema normativo contenuto e comprensibile a tutti i cittadini.

Ovviamente, vedendo il futuro in piena contrapposizione con il presente, il programma politico prevede una enorme pars destruens che serva a ripartire:

  • Riforma Costituzionale in ottica corporativa e organicistica.
  • Annullamento totale per ogni cittadino dei debiti verso lo stato.
  • Annullamento di ogni processo tributario e penale-economico.
  • Riforma del reddito di cittadinanza
  • Riforma dell’intera normativa tributaria e cancellazione dell’IVA (imposta sul valore aggiunto) su tutto il made in italy, turismo, servizi essenziali.
  • Riforma dell’intera normativa sul diritto del lavoro
  • Riforma dell’intera normativa sugli abusi edilizi
  • Rivisitazione dei rapporti con l’UE

Pars Costruens:

Sgombrato il campo dai mali maggiori che hanno caratterizzato gli ultimi anni, il primo obiettivo sarà una ricostruzione totale del sistema normativo lavoristico e tributario che guarderà alla semplicità e alla socialità.

I principi cardine saranno i seguenti:

  • Corporativismo
  • Legalità
  • Meritocrazia
  • Economia reale
  • Dignità

I mezzi per giungere ad una riforma generale saranno i seguenti:

  • Imprese sociali statali dove occupare gli attuali disoccupati e i percettori del reddito di cittadinanza
  • Sviluppo identità digitale
  • Una persona fisica o giuridica – un conto corrente con tassazione automatica
  • Migliore allocazione delle risorse umane ed economiche
  • Espropriazione o locazione espropriativa per terreni inutilizzati
  • Rivisitazione sistema sanitario
  • Obbligo per le multinazionali di aprire sede in Italia per commerciare e tassazione ad hoc
  • Rivisitazione sistema bancario

Gli obiettivi da raggiungere e perseguire i seguenti:

  • Riduzione della dipendenza energetica nel breve periodo e raggiungimento dell’autosufficienza nel lungo periodo, anche tramite una discussione sull’energia nucleare, ove occorresse.
  • Autosufficienza alimentare
  • Armonia sociale
  • Libertà economica
  • Autosussistenza

Il nostro progetto si basa sull’adeguamento della socializzazione alla base di uno Stato che deve abbandonare l’Europa delle banche per tornare ad essere competitivo.

Adeguare la socializzazione significa studiare come si possa inserire la partecipazione dei lavoratori nella gestione e negli utili del tessuto economico, superando la contesa capitale lavoro, sulla falsa riga di quanto sta succedendo in alcuni paesi europei come l’Ungheria e la Germania ed in alcune grandi gruppi economici come la Volkswagen.

Occorre che siano socializzate tutte le imprese di proprietà dello Stato, delle Province e dei Comuni, nonché ogni altra impresa a carattere pubblico e privato.

Alla gestione della impresa socializzata prende parte diretta il lavoro.

Tale rivoluzione deve transitare automaticamente con l’adeguamento della cultura corporativistica alla moderna imprenditoria.

Le società saranno guidate da un consiglio di gestione, formato da un numero di soci che verrà stabilito dallo statuto della società, e di un egual numero di membri eletti fra i lavoratori dell’impresa, operai, impiegati tecnici, impiegati amministrativi. Il consiglio di gestione delle imprese, sulla base di un periodico e sistematico esame degli elementi tecnici, economici e finanziari della gestione delibera su tutte le questioni relative alla vita dell’impresa, all’indirizzo ed allo svolgimento della produzione nel quadro del piano nazionale stabilito dai competenti organi di Stato ed esprime il proprio parere su ogni questione inerente alla disciplina ed alla tutela del lavoro nella impresa.

Gli utili netti delle imprese verranno ripartiti tra il la proprietà ed i lavoratori, operai, impiegati tecnici, impiegati amministrativi, in rapporto all’entità delle remunerazioni percepite nel corso dell’anno.

Né dominio della moneta, né espropri statali: ma armonizzazione degli elementi in un rapporto di condivisione delle responsabilità affinché nessuno si senta depositario del destino dell’impresa.

In un orizzonte dominato dal capitale finanziario, invocare il ritorno al diritto naturale della partecipazione diretta dell’uomo all’opera della sua vita può forse apparire fuori tempo, ma la cosa non deve né spaventare né scoraggiare: se un’idea è giusta lo è a prescindere dalle contingenze epocali in cui si viene a trovare.

Nella società odierna ultraliberista, votata al profitto a tutti i costi e regolata da norme contabili/fiscali inadeguate e vessatorie, la prestazione del lavoratore va spesso solo a vantaggio dell’imprenditore/datore di lavoro e dello Stato.

In questo scenario noi “Altri X Andare Oltre” vogliamo dare enfasi alla Responsabilità Sociale d’Impresa, alla meritocrazia e alla partecipazione attiva del lavoratore alla vita aziendale, facendolo sentire consapevole dei progetti che si realizzano con il suo lavoro e i relativi obiettivi di crescita.

Noi riteniamo che l’imprenditore, con particolare riguardo a quelli della micro, piccola e media impresa, abbia il ruolo fondamentale nella vita sociale di una nazione, in quanto dà la possibilità agli individui della comunità di lavorare.

Gli elementi fondamentali di questo pensiero si basano sulla Dichiarazione Universale dei diritti umani, sulle convenzioni dell’ILO, sulle norme internazionali sui diritti umani e sulle leggi nazionali del lavoro comprese quelle sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.

I criteri di comportamento che dovranno essere applicati alla lettera da aziende e organizzazioni che vorranno fare della Responsabilità sociale d’impresa (Rsi) un impegno vero e non solo un atteggiamento “di facciata” sono:

  • L’identikit dell’azienda responsabile socialmente del terzo millennio”.
  • la responsabilità che l’impresa deve assumersi rispetto al suo impatto sulla società e sullo sviluppo, accettando tutti i tipi controlli per verificare l’aderenza ai principi predetti;
  • la trasparenza, in particolare rispetto ai suoi obiettivi di responsabilità sociale e alla provenienza delle risorse finanziarie;
  • l’etica: l’obbligo a comportarsi in modo onesto, rispettando le persone e l’ambiente; il quarto il rispetto di tutte le parti interessate; il quinto il rispetto della legge;
  • il rispetto degli standard di comportamento internazionali e infine dei diritti umani.
  • il rispetto dei «vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali» e dei «principi fondamentali della Costituzione»;
  • l’assicurazione che l’attività economica non arrechi «danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana» e non si svolga in «contrasto con l’utilità sociale»;
  • «la protezione della salute umana, la conservazione delle specie animali e vegetali, dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale»;

I grandi potentati economici, le lobby liberal capitalistiche e il liberismo senza regole hanno trasformato gli Stati e i popoli da uomini liberi a fedeli di una nuova religione: “la religione del capitalismo” già teorizzata da filosofi come Weber, Walter Benjamin che hanno profetizzato la rovina degli stati fondati sul capitalismo liberale di Adam Smith.

Oggi sta scricchiolando uno dei dogmi economici degli ultimi anni: quello che vede il capitalismo e la democrazia come due facce della stessa medaglia.

Ecco che assistiamo inermi al crollo della sovranità democratica per mano di un mercato incontrollabile. Ecco che il debito sovrano diventa lo strumento per l’eliminazione della politica che viene sostituita dal potere economico (vedi Draghi e tutti i presidenti del Consiglio che si sono succeduti negli ultimi anni).

Ma assistiamo anche ad un altro fenomeno che sta avanzando: una nuova medaglia con le due facce del Capitalismo e del regime autoritario.

Basta vedere come nell’esperimento cinese il capitalismo si adatti molto meglio ai regimi autoritari.

Noi, ALTRI, siamo convinti che il mercato non può regolarsi da solo, perché abbiamo visto che il risultato sono disoccupazione, licenziamenti, chiusura delle imprese che non ce la fanno così come pure abbiamo assistito al fenomeno di imprese che per sopravvivere trovano l’unica risorsa nella riduzione del costo del lavoro e quindi la chiusura degli stabilimenti in Italia e l’apertura di nuovi stabilimenti in nazioni dove il costo del lavoro e più basso.

E allora c’è una sola via di uscita che è costituita dalla forte e radicale rivoluzione del sistema attuale.

Questo movimento si propone di attuare questa rivoluzione che vede in primo piano il predominio della politica sull’economia, dello Stato sul mercato e la ripresa della sovranità monetaria ed economica almeno fino a quando tutta l’Europa non si adeguerà a logiche diverse da quelle della soggezione al sistema capitalistico imposto dall’America alle banche Europee.

E allora sarà lo Stato a tutelare e a valorizzare le imprese italiane nei mercati. Imprese che sono gestite sia dai lavoratori che da coloro che hanno investito soldi perchè credevano nel progetto.

Sarà lo Stato a impedire la fuga all’estero degli imprenditori italiani e stranieri ogni volta che l’impresa, per dimensioni, finalità e numero dei lavoratori occupati, diventa di interesse nazionale applicando l’art. 43 della Costituzione ampliandone perfino la portata nell’ottica di un principio ineliminabile secondo cui:

NON SONO IL CAPITALE E I SOLDI CHE CREANO IL LAVORO, MA E’ IL LAVORO DELLE PERSONE CHE CREANO SOLDI E CAPITALE.

IL PROGETTO SOCIALE

In tema di diritti sociali “ALTRI per andare oltre” vuole assolutamente rendere importanza ai valori tradizionali del Nostro Paese.

La nostra politica muoverà dalla valorizzazione delle identità nazionali, ovviamente rifiutando la violenza e il suprematismo.

Il problema immigratorio è più grande di qualsiasi nazione oggigiorno e non si può censurare con il semplice “chiudiamo le frontiere” meramente populista e assolutamente irrealizzabile soprattutto per il contesto geopolitico del nostro Paese.

Ovviamente vogliamo ristrutturare normativamente la possibilità di accedere al Nostro Paese per qualunque forma di immigrazione ma l’obiettivo del Movimento non sarà quello di eliminare banalmente le entrate ma di renderle sensate e funzionali.

Nella nostra visione organicistica dello Stato, l’immigrazione va vista come un possibile integratore che, se preso nelle giuste quantità e nelle giuste modalità, può anche essere un fattore di crescita.

Ovviamente non è immaginabile dare libero accesso a chiunque e a qualsiasi condizione perché in quel caso si starebbe assumendo un virus potenzialmente molto dannoso.

Uno degli obiettivi sarà quello di creare una vera democrazia di popolo con l’aiuto del voto telematico a cui demandare fattivamente tutta la normazione che abbia profili prevalentemente sociali più che politico-economici.

Demandare a risposte referendarie le politiche sociali, insieme ad un ampio e costruttivo dibattito politico sociale, consentirebbe di portare avanti anche quei temi sociali che da decenni sono assolutamente o dimenticati o asserviti alla logica economico-capitalista delle multinazionali.

Il Nostro programma darà ampio spazio alla lotta alle mafie e alle organizzazioni criminali con mezzi adeguati e severi.

Il Nostro Stato non si può permettere di abbandonare interi territori e tantissimi ragazzi che, oggi, si ritrovano ad essere risorse di organismi sottostatale di natura illecita.

Il Nostro programma dovrà partire dal recupero di tali risorse naturali e umane per rifondarsi in una società nuova e pulita e per farlo si rivedranno i mezzi e le pene per raggiungere l’obiettivo.

Si devono sì rivedere le pensioni, ma non solo in termini d’età, ma anche di ragionevole dignitosa esistenza nel terzo millennio

Sulla giustizia occorre che sia finalmente riconosciuta la responsabilità civile dei giudici, e ristrutturare l’intero sistema giustizia per ottenerne una giusta e certa in tempi ragionevoli; quindi, divisioni delle carriere nella magistratura e una rivisitazione dei poteri e delle competenze che dovrebbero essere compresi in un nuovo disegno costituzionale.

È ormai urgente e indispensabile superare le logiche perverse della tripartizione dei poteri dello Stato come voluta dal Montesquieu. L’amministrazione della giustizia in uno Stato libero e sovrano non è e non può essere attribuzione di un potere assoluto alla magistratura come avviene oggi.

Uno Stato moderno deve offrire ai cittadini la forma ed il sistema migliore per rendere la giustizia il miglior servizio nei confronti dei cittadini e questo non può avvenire se, al contrario, si conferisce ai magistrati l’esercizio di un potere assoluto e non controllabile.

È sicuramente necessario garantire il rispetto dei principi di autonomia e indipendenza dei magistrati nel decidere ma gli stessi devono restare dipendenti dello Stato di alto livello e lo Stato, a sua volta, deve poter controllare che il loro operato non vada oltre l’applicazione delle leggi come, purtroppo, avviene oggi.

Ciò ha comportato, specie negli ultimi decenni che la Magistratura, priva di controlli, abbia oltrepassato i limiti delle sue funzioni, arrivando perfino a far sostituire i rappresentanti eletti dai cittadini in Parlamento, attraverso il patto scellerato con forze populiste e giustizialiste che, dal canto loro, hanno permesso la sostituzione degli eletti, anche se semplicemente indagati.

Questa aberrazione si è potuta verificare anche a causa dell’errata applicazione dei principi costituzionali.

Il CSM deve garantire la piena autonomia della magistratura nel decidere tutte le controversie applicando la legge, ma deve, quindi, anche poter effettuare un controllo capillare sulla capacità, preparazione, competenza e affidabilità istituzionale dei magistrati stessi e procedere anche contro di loro in ipotesi di responsabilità ed in materia disciplinare.

Per fare ciò e per poter fare affidamento su tale sistema è pertanto indispensabile che la sua composizione sia ripartita tra gli stessi magistrati, i rappresentanti del potere legislativo ed esecutivo e i rappresentanti degli organismi costituzionali di rappresentanza popolare che partecipano all’amministrazione della giustizia, ovvero gli avvocati.

Tutti i componenti del CSM, quindi, devono poter essere eletti garantendo la libera partecipazione di ognuno alle rispettive elezioni.

Considerato quindi che i magistrati non sono titolari di un “potere dello Stato” ma dipendenti statali altamente qualificati a cui è attribuito il compito di amministrare la giustizia in nome del popolo, devono esercitare questa funzione con velocità, imparzialità e alta preparazione e in questo devono poter essere controllati anche dai cittadini che hanno il diritto di essere giudicati e di pretendere giustizia da magistrati che siano stati sottoposti a periodiche verifiche obiettive di professionalità, preparazione ed equilibrio psicologico.

PROGRESSO TECNOLOGICO – GIOVENTU’

Vanno sviluppate, anche e soprattutto tramite aziende a partecipazione pubblica, le nuove tecnologie.

E’ necessario investire nella ricerca, nelle università e nelle start up soprattutto in riferimento ai seguenti settori:

  • Risparmio energetico e produzione energetica
  • Medicina
  • Nanotecnologia e computeristica
  • Meccanica

Il Nostro Popolo ha sempre ottenuto grandi risultati nelle scienze e solamente a pensare ad alcuni grandi scienziati italiani del passato non può che assalirci un senso di vergogna a vedere l’Italia tra i Paesi che meno investono nel progresso.

Ripartire dalle Università, dagli studenti e dalle odierne eccellenze appare assolutamente fondamentale per creare le basi di un futuro radioso.

Investire in tali settori permetterà, infatti, di garantire benessere sociale e lavorativo alle nuove generazioni e permetterà di salvaguardare le eccellenze naturali della nostra amata Patria che ha un patrimonio naturale unico al mondo in termini di bellezza e biodiversità.

“Progresso” deve essere la parola con la quale il Popolo italiano dovrà identificarci; rappresentiamo, difatti, una Forza progressista e giovane.

Ripartire dai giovani è il Nostro imperativo principe.

Investire negli studi e nel progresso è l’unica soluzione concreta per ricreare un sistema di valori che le nuove generazioni stanno inevitabilmente perdendo così come voluto dalle forze mondialiste e capitaliste che non hanno interesse ad avere degli Uomini di fronte ma, anzi, tutt’altro.

ALTRI per andare oltre porrà un forte interesse nelle arti sportive e si proporrà come un’organizzazione che miri ai ragazzi come vero e più grande tesoro della nostra Patria.

Ai giovani dobbiamo dire agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.

POLITICA INTERNAZIONALE

L’Italia dovrà riottenere la propria libertà e successivamente bisognerà aiutare il resto dell’Europa a fare lo stesso.

Disegnare una politica internazionale assolutamente immutabile appare quanto mai complicato dovendosi sempre ben analizzare scenari assolutamente mutevoli, soprattutto nei prossimi anni post pandemia e post guerra.

Sicuramente il Nostro Paese dovrà riappropriarsi della propria sovranità e sfruttare a proprio vantaggio le tensioni che si genereranno tra le superpotenze mondiali, tenendo ben presente gli idealismi che storicamente sono parte del Popolo italiano

Noi, ALTRI per andare oltre, ci definiamo FORTEMENTE EUROPEISTI.

Siamo infatti consapevoli che vecchi e antiquati nazionalismi sono lontani dalla realtà e poco auspicabili in un contesto geopolitico che vede le nazioni tutte interconnesse tra loro senza soluzione di continuità.

D’altro canto, l’Unione Europea odierna non ha nulla a che vedere con l’idea di Europa che a Noi interessa.

Siamo quegli estremisti dell’europeismo politico in quanto sicuri che l’Europa, tutta, unita con legami innanzitutto politici, possa essere quella che i padri fondatori si auspicavano e questo “estremismo europeista” ci porta a condannare quella che in molti vogliono farci credere quale l’unica Europa possibile, ovvero l’unione europea attuale.

ALTRI per andare oltre si vuole fare interprete di sentimenti che valutino, con obiettività e frutto di amor di Patria, l’organizzazione transnazionale definita Unione Europea.

L’Unione Europea, infatti, negli ultimi decenni si è dimostrata lontana dallo spirito dei padri fondatori, che vedevano e speravano, forse, in una Europa unita, l’unione di popoli europei; quei popoli che si erano combattuti durante il secondo conflitto mondiale, che erano il frutto delle antiche dinastie regnanti nel vecchio continente fino ai primi decenni del 900.

L’unione europea non è quella Europa desiderata. Non è Europa.

L’unione europea è sempre più considerata, a buon vedere, come il becchino delle sovranità nazionali e dei popoli d’Europa. L’obiettivo dell’UE attuale è quello di sostituire la democrazia e la cultura dei popoli europei con il neoliberismo. Non è questa la visione che noi, ALTRI, abbiamo dell’Europa.

Siamo consapevoli che l’attuale modus operandi della Commissione europea è finalizzato esclusivamente ad agganciare le Nazioni europee al treno statunitense (quali carri legati ad una motrice) ed al suo braccio armato, la NATO, nella azione fin poco celata di cancellazione della storia dei popoli europei e delle proprie tradizioni, per amalgamarne in un unico contenitore con governi impotenti e consenzienti con lo scopo di consegnare le nazioni all’unilateralismo e all’imperialismo statunitense.

Noi, ALTRI per andare oltre, sappiamo che i popoli d’Europa non hanno bisogno dell’Unione europea, ma di un sano confronto fra culture, idee e tradizioni, consapevoli che è dal confronto che si ottiene sviluppo, crescita e futuro. Confronto che vediamo vivo e protetto solo se è libero da interessi particolari e di terzi (agenzie di rating, paesi d’oltreoceano, grossi poteri finanziari) e situato in un contesto dove sia la politica, e gli accordi da essa derivanti, a dettare le regole del gioco.

Noi, ALTRI per andare oltre, saremo promotori della Europa Politica (Europa dei popoli) che sostituisce questa Unione Europea e questa visione che fa del nostro continente nulla più che l’Occidente americanizzato. L’unione europea altro non è se non una associazione di paesi imposta dall’esterno (dagli USA, oltre che dalle lobby finanziarie) che non ha mai avuto nei confronti dei Paesi che la compongono la minima intenzione positiva.

Siamo oltremodo consapevoli che la guerra per procura, la guerra che senza eserciti l’occidente, la Russia e l’oriente stanno combattendo NON CI DEVONO VEDERE QUALI PEDINE sullo scacchiere mondiale mossi dal solito giocatore americano ma possibilmente ci deve vedere diretti interessati, giocatori della nostra partita.

Il mondo non è più eurocentrico, e nemmeno atlantico-centrico.

Il mondo sta diventando sempre più asia-centrico con le due super potenze (Russia e Cina) sempre più vicine in una alleanza politica, militare e commerciale nella lotta all’imperialismo americano che ben presto potrebbe creare conseguenze pericolose (vedasi aumento dei costi dei prodotti energetici) per il continente europeo.

La via proposta è quindi, quella di un’Europa politica e sociale in forte antitesi all’Europa di oggi, privata tra le altre cose, di una vera visione di politica estera quanto di difesa comune.

Proponiamo, quindi, soluzioni diverse che sono molto lontane dal semplice e fin troppo demagogico antieuropeismo fine a sé stesso e sicuramente disfunzionale rispetto al nostro obiettivo di un’Europa Sovrana ed indipendente rispetto ai principali poli geopolitici mondiali.

Una terza via quindi tra un ritorno al nazionalismo più becero e pericoloso, oltre che perdente, e l’acritica e passiva accettazione di un modello di Ue impostato sui desiderata dei tecnocrati occidentalisti. Siamo consapevoli che in un quadro strategico internazionale che ci veda come partecipanti a nuovi scenari in totale autonomia dall’imperialismo americano, l’Italia può riacquistare la sicurezza delle sue coste e dei suoi confini e la difesa degli interessi nazionali.

Un nostro riposizionamento nella nuova Europa deve preveder come primo passo l’uscita dell’Italia dal sistema EURO, un sistema, creato ad arte per impedire ad ogni stato di mantenere la propria sovranità monetaria, stampando il proprio denaro.

L’EURO ha significato la strozzatura dei sistemi economici di ogni singolo stato, l’aumento incondizionato dei debiti pubblici delle economie nazionali nei confronti della banca centrale europea, la costrizione all’uso ed all’acquisto di moneta corrente stampata dalla banca tedesca e l’arma con cui si è centuplicata l’inflazione di ogni singolo paese, soprattutto di quelli con economie più deboli e posizioni geografiche periferiche e marginali.

L’Italia deve tornare a battere moneta.

Si deve fare della Banca d’Italia uno strumento dello Stato ed alle banche si devono imporre limiti inferiori all’attuale tasso di usura, ricordando a grande impresa, assicurazioni e banche appunto, che è Lo Stato garante ma anche arbitro della liceità dei loro profitti. Noi dobbiamo perseverare nel rivendicare la sovranità monetaria, e riguadagnare indipendenza rispetto alla BCE e alla moneta unica.

POLITICHE SANITARIE

Il nostro movimento si pone in contrasto con qualsivoglia logica aziendalista in merito all’assistenza alla salute.

Negli ultimi decenni tale concezione dell’assistenza sanitaria ha determinato una mancata valorizzazione e tutela del cittadino, il quale non risulta più concepito come fulcro dell’attività assistenziale a vantaggio di una più forte attenzione alle logiche di bilancio.

Si rende quindi necessario ristrutturare il SSN in modo tale che ritorni ad essere “unità” di supporto al tessuto sociale e non più “azienda”.

Allo stesso modo la natura dei tempi odierni determina una conseguente presa d’atto di quanto debba essere posta in primo piano la velocizzazione dei percorsi assistenziali, con necessario snellimento degli organismi burocratici e più marcata informatizzazione dei percorsi clinici.

Incentivare politiche a supporto delle famiglie degli operatori sanitari con conseguente riordino degli orari di servizio a seguito di richieste soprattutto derivanti delle madri lavoratrici, siano esse medici, infermieri o qualsivoglia altra figura professionale.

Noi, ALTRI per andare oltre, ci poniamo in pieno supporto ed ascolto in merito alle richieste ed agli stimoli originati dal personale afferente al comparto; nella logica secondo la quale per preservare la salute della popolazione è necessario, in primo luogo, preservare chi nella sanità opera quotidianamente.

Potenziamento dell’A.D.I. Assistenza Domiciliare Integrata: si rende necessario come potenziale strumento diretto ad un alleggerimento del carico assistenziale all’interno delle U.O. con conseguente snellimento dei costi, miglioramento della qualità assistenziale e maggior preservazione dello stato pico fisico del paziente.

Potenziamento dei servizi mobili di emergenza/urgenza: partendo da realtà territoriali a più alta densità abitativa ed a più alto tasso di criminalità: con più stretta e veloce connessione e collaborazione con i presidi di polizia: questo provvederà ad una migliore tutela degli operatori sanitari.

Inasprimento delle pene nei casi in cui si verifichino episodi di interruzione di pubblico servizio nel corso delle attività clinico-assistenziali.

L’assistenza alla salute al pari della famiglia, del lavoro, del contenimento dei fenomeni criminali deve essere pensata e concepita come base della società in un’ottica di valori etici finalizzata ad arginare fenomeni di corruzione ed in favore di una più forte specializzazione anche del personale non medico, ciò deve essere ottenuto in comunione d’intenti con i vari ordini professionali in modo da avviarsi ad una più efficiente modernizzazione del sistema nel suo insieme.

Strutturare quindi percorsi di specializzazione nelle varie ramificazioni della scienza medica anche per infermieri ed altri operatori della salute così come già vale per il personale medico. Allungamento dei percorsi di studio riguardanti le professioni sanitarie dagli attuali tre ai cinque anni obbligatori comprensivi delle attività di tirocinio e percorsi di specializzazione scelti dagli studenti.

Aumentare la capillarità dei punti di pronto soccorso anche in zone territoriali limitrofe a quelle a più alta densità abitativa: con l’obiettivo di decongestionare le richieste assistenziali nei confronti dei presidi a più alta affluenza.

Istituire commissioni di vigilanza con dovere ispettivo che coinvolgano le richieste sia dell’utenza che degli operatori sanitari e che vadano a monitorizzare l’attività assistenziale non soltanto all’interno dei maggiori presidi ospedalieri. Tali commissioni saranno formate da esperti nominati dai governi regionali omettendo conflitti d’interessi.

Ci si pone in favore di politiche di sviluppo e ricerca in ambito sanitario, soprattutto se formulate a livello nazionale con coinvolgimento, quindi, degli apparati statali in collaborazione con l’industria nazionale italiana, ciò anche in favore di una migliore razionalizzazione delle risorse economiche ed una maggiore autonomia nazionale.

Avviare un programma di ristrutturazione e rimessa in opera dei presidi sanitari dismessi; pensando a questi come una riserva a sostegno non solo della parte della popolazione italiana più anziana, ma anche come ad una riserva di posti letto i quali, quest’ultimi, hanno subito nel corso degli anni più recenti un inesorabile “taglio “per opera di politiche governative scellerate risultanti da logiche economiche estranee alla preservazione della tutela della salute.

Attivazione di “guardie mediche pediatriche” le quali andranno a sostenere ed in buona misura risolvere parte della pressione dell’utenza a carico dei P.S., ciò determinerà supporto concreto all’istituzione familiare.

Regolarizzare e sostenere le richieste di rientro lavorativo verso le regioni d’origine avanzate dal personale del comparto con un risultante: iniezione di forze lavorative al sud e ristrutturazione degli organismi familiari.

Riordino del piano pandemico nazionale: formulazione di un piano pandemico nazionale con rivalutazione ed aggiornamento a livello annuale e che ceda primaria attenzione alla propria natura nazionale prima ancora che alle direttive impartite dall’unione europea o dall’OMS.

Netta abolizione di qualunque provvedimento che presupponga la sospensione del lavoratore non vaccinato.

Poniamo un netto diniego nei confronti di qualsivoglia logica di bilancio statale che possa contraddire piani rivolti al progresso, alla modernizzazione ed alla tutela dell’originalità del SSN, soprattutto se tali contraddizioni provengono da fautori del disavanzo pubblico e sperpero delle risorse della Nazione.

Il nostro movimento pone la difesa e la tutela della salute del cittadino come elemento fondamentale per la prosecuzione della vita dell’Italia nella storia.

ALTRI IN MOVIMENTO PER L’AMBIENTE

Le proposte che facciamo devono partire e coinvolgere i cittadini, promotori, utenti e clienti del sistema green che vogliamo sviluppare.

Mobilità sostenibile – si vuole prendere in considerazione una mobilità sostenibile vera con mezzi green, con approvvigionamento da fonti rinnovabil. Mobilità dei mezzi pubblici e istituzionali, passando per la creazione di viabilità cittadine finalizzate all’utilizzo di mezzi di locomozione ecologici, e viabilità pensata anche per i portatori di handicap. Pensiamo alla energetica degli stabili istituzionali e alla rivalutazione e riconversione delle strutture immobiliari del demanio in disuso (riconversione, per esempio, delle ex caserme in strutture circondariali e di rieducazione).

Sicurezza ed efficientemente delle strutture scolastiche. Mai più scuole che crollano. Basta con le scuole fuori norma per sicurezza ed impatto ambientale, dove sempre più occorrono fondi per mancanza dovute ai tagli dei ministeri.

CONCLUSIONE

“ALTRI per andare oltre” non ha la presunzione di essere depositario della verità, ma intende essere il blocco notes in cui ognuno possa scrivere, modificare, aggiungere un pensiero, una proposta, un aforisma, un’idea di percorso comune da limare e riformulare con la partecipazione di tutti i militanti che in essa si riconoscono, un tronco sulla cui corteccia ognuno può piantare i rami che ritiene possano servire alla sua fioritura, per spargere i nostri pensieri di comunità politica.

Siamo entrati oggi in una straordinaria fase di ritessitura dell’unità nazionale, dalle imprevedibili conseguenze storiche, politiche, morali. Dalle antitesi esasperate e dalle demonizzazioni ecco che rispuntano le costanti storico-culturali dell’Italia di sempre. Noi abbiamo intenzione di presentarci con un progetto nuovo, sia verso la sinistra che verso la destra, a causa del vasto sbandamento culturale che percorre queste aree. Le nostre idee vogliono confluire in un progetto che possa riscoprire l’identità nazionale, dal rafforzamento del ruolo internazionale dell’Italia, soprattutto in Europa e nel Mediterraneo.
Queste idee ci portano e devono continuare a portarci a essere diversi, ad essere ALTRI.

Bisogna riscoprire la naturale modernità di valori ormai dimenticati come socializzazione e corporativismo, ma soprattutto riadeguare le nostre tensioni sociali, la nostra presenza ambientale, la nostra idea di economia, la nostra lotta aperta e interminabile al capitale come ed alla pari al materialismo utopico dell’uguaglianza.

ALTRI per andare oltre in quanto siamo noi gli ALTRI. Quelli che nutrono una vitale ed estrema necessità di trasformare grandi comunità politiche, spesso ingabbiate in partiti; comunità grandi se non per il numero, per la passioni, per la fede, per la militanza alle quali diciamo e chiediamo di unirsi in un grande Movimento Politico, capace di offrire al popolo italiano una alternativa naturale e credibile alla dissoluzione dello stato ad opera dell’aggressione capital/comunista che ne ha ormai invaso tutti i centri direzionali.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi