ALTRI X il progetto sociale

IL NOSTRO PROGETTO SOCIALE

In tema di diritti sociali “ALTRI per andare oltre” vuole assolutamente rendere importanza ai valori tradizionali del Nostro Paese.

La nostra politica muoverà dalla valorizzazione delle identità nazionali, ovviamente rifiutando la violenza e il suprematismo.

Il problema immigratorio è più grande di qualsiasi nazione oggigiorno e non si può censurare con il semplice “chiudiamo le frontiere” meramente populista e assolutamente irrealizzabile soprattutto per il contesto geopolitico del nostro Paese.

Ovviamente vogliamo ristrutturare normativamente la possibilità di accedere al Nostro Paese per qualunque forma di immigrazione ma l’obiettivo del Movimento non sarà quello di eliminare banalmente le entrate ma di renderle sensate e funzionali.

Nella nostra visione organicistica dello Stato, l’immigrazione va vista come un possibile integratore che, se preso nelle giuste quantità e nelle giuste modalità, può anche essere un fattore di crescita.

Ovviamente non è immaginabile dare libero accesso a chiunque e a qualsiasi condizione perché in quel caso si starebbe assumendo un virus potenzialmente molto dannoso.

Uno degli obiettivi sarà quello di creare una vera democrazia di popolo con l’aiuto del voto telematico a cui demandare fattivamente tutta la normazione che abbia profili prevalentemente sociali più che politico-economici.

Demandare a risposte referendarie le politiche sociali, insieme ad un ampio e costruttivo dibattito politico sociale, consentirebbe di portare avanti anche quei temi sociali che da decenni sono assolutamente o dimenticati o asserviti alla logica economico-capitalista delle multinazionali.

Il Nostro programma darà ampio spazio alla lotta alle mafie e alle organizzazioni criminali con mezzi adeguati e severi.

Il Nostro Stato non si può permettere di abbandonare interi territori e tantissimi ragazzi che, oggi, si ritrovano ad essere risorse di organismi sottostatale di natura illecita.

Il Nostro programma dovrà partire dal recupero di tali risorse naturali e umane per rifondarsi in una società nuova e pulita e per farlo si rivedranno i mezzi e le pene per raggiungere l’obiettivo.

Si devono sì rivedere le pensioni, ma non solo in termini d’età, ma anche di ragionevole dignitosa esistenza nel terzo millennio

Sulla giustizia occorre che sia finalmente riconosciuta la responsabilità civile dei giudici, e ristrutturare l’intero sistema giustizia per ottenerne una giusta e certa in tempi ragionevoli; quindi, divisioni delle carriere nella magistratura e una rivisitazione dei poteri e delle competenze che dovrebbero essere compresi in un nuovo disegno costituzionale.

È ormai urgente e indispensabile superare le logiche perverse della tripartizione dei poteri dello Stato come voluta dal Montesquieu. L’amministrazione della giustizia in uno Stato libero e sovrano non è e non può essere attribuzione di un potere assoluto alla magistratura come avviene oggi.

Uno Stato moderno deve offrire ai cittadini la forma ed il sistema migliore per rendere la giustizia il miglior servizio nei confronti dei cittadini e questo non può avvenire se, al contrario, si conferisce ai magistrati l’esercizio di un potere assoluto e non controllabile.

È sicuramente necessario garantire il rispetto dei principi di autonomia e indipendenza dei magistrati nel decidere ma gli stessi devono restare dipendenti dello Stato di alto livello e lo Stato, a sua volta, deve poter controllare che il loro operato non vada oltre l’applicazione delle leggi come, purtroppo, avviene oggi.

Ciò ha comportato, specie negli ultimi decenni che la Magistratura, priva di controlli, abbia oltrepassato i limiti delle sue funzioni, arrivando perfino a far sostituire i rappresentanti eletti dai cittadini in Parlamento, attraverso il patto scellerato con forze populiste e giustizialiste che, dal canto loro, hanno permesso la sostituzione degli eletti, anche se semplicemente indagati.

Questa aberrazione si è potuta verificare anche a causa dell’errata applicazione dei principi costituzionali.

Il CSM deve garantire la piena autonomia della magistratura nel decidere tutte le controversie applicando la legge, ma deve, quindi, anche poter effettuare un controllo capillare sulla capacità, preparazione, competenza e affidabilità istituzionale dei magistrati stessi e procedere anche contro di loro in ipotesi di responsabilità ed in materia disciplinare.

Per fare ciò e per poter fare affidamento su tale sistema è pertanto indispensabile che la sua composizione sia ripartita tra gli stessi magistrati, i rappresentanti del potere legislativo ed esecutivo e i rappresentanti degli organismi costituzionali di rappresentanza popolare che partecipano all’amministrazione della giustizia, ovvero gli avvocati.

Tutti i componenti del CSM, quindi, devono poter essere eletti garantendo la libera partecipazione di ognuno alle rispettive elezioni.

Considerato quindi che i magistrati non sono titolari di un “potere dello Stato” ma dipendenti statali altamente qualificati a cui è attribuito il compito di amministrare la giustizia in nome del popolo, devono esercitare questa funzione con velocità, imparzialità e alta preparazione e in questo devono poter essere controllati anche dai cittadini che hanno il diritto di essere giudicati e di pretendere giustizia da magistrati che siano stati sottoposti a periodiche verifiche obiettive di professionalità, preparazione ed equilibrio psicologico.

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