In questi giorni, stranamente dal solito, i nostri organi di informazione parlano delle manifestazione degli agricoltori e dei trattori che sembrano essere pronti a marciare su Roma. Ma come sempre la manina disinformante ci mette del suo classificando queste manifestazione come  «sfilate di trattori» più o meno alla stessa stregua delle sfilate in maschera, quasi a ridicolizzare, o comunque sminuire, le richieste degli agricoltori.
Il presidente del consiglio Meloni annuncia, ovviamente da oltre confine, che per gli agricoltori è stato fatto il massimo, che non si sono più risorse di e che sarà di diminuita anche l’Irpef, si ma solo per le aziende agricole con guadagni oltre i 50.000 euro, con tanto di chissenefrega delle piccole aziende agricole.

Ma nessuno dice la verità; nessuno dice che non è l’ Irpef il problema della agricoltura nostrana, e nemmeno, forse, gli insetti e la farina di vermi vari; il vero problema sta nella liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli e della pesca proveniente dalla africa e dall’asia che avrà a breve conseguenze disastrose per il settore primario, che rappresenta il 20% della popolazione attiva nei paesi dell’Europa meridionale, in particolare Spagna e Italia. Ed inoltre gli agricoltori europei contestano la totale latitanza dell’Europa nei confronti del settore.

L’Unione Europea che permette la facile introduzione sul territorio europeo dei prodotti Ucraini che sono per volontà della stessa commissione europea esente da dazi doganali e di fatto alterano il mercato.

I nostri agricoltori hanno bisogno di protezione contro i prodotti a basso costo provenienti dall’Ucraina, il ripristino dei sussidi al diesel, l’abrogazione del Green New Deal – che limita quando e quali colture possono essere piantate – e un prezzo equo al supermercato che corrisponda agli aumenti del costo della vita in Europa, ed inoltre la possibilità che gli stati nazionali possano adottare in autonomia delle politiche agricole che proteggano gli interessi dei propri concittadini. Ma cosi non è.

L’intento della commissione europea è quello di porre definitivamente fine alla nostra sovranità alimentare e questo mette a rischio i consumatori a causa della speculazione sui mercati globali delle materie prime; ma i giornali, i cui editori evidentemente hanno grandi tenute agricole vi prendono per i fondelli.

Gli agricoltori che oggi protestano nella maggior parte dei casi non guadagnano più di 50 mila euro annui. Essendo sostenuti invece da sovvenzioni, che spariscono o vengono annacquate dalla burocrazia Europea.

Non servono sgravi fiscali, giornate della agricoltura o altre elemosine, ma occorrono modifiche strutturali che devono innanzitutto la visione europea del settore primario del nostro continente. questa visone che vede per il futuro quella che l’Europa chiama la strategia comunitaria “Farm to Table” con la promozione di aiuti per fermare la produzione e ridurre in poche mani il settore europeo dell’allevamento, della pesca o dell’agroalimentare. Non c’è futuro per il nostro continente se l’obiettivo è l’importazione di carne e verdure da altri Paesi, dove la produzione comporta un maggiore impatto inquinante per l’avvelenamento del territorio e dell’acqua, oltre sfruttamento in condizioni di semi-schiavitù per ottenere i minori costi di produzione.

Non c’é futuro per questa Europa, senza il settore primario con i suoi occupati, col suo indotto e con le sue tradizioni.

Siamo vicini e ci facciamo interpreti delle richieste degli agricoltori; NECESSITIAMO DI PROTEZIONE contro i prodotti a basso costo provenienti dall’Ucraina, il ripristino dei sussidi al diesel, l’abrogazione del Green New Deal che limita quando e quali colture possono essere piantate e un prezzo equo al supermercato che corrisponda agli aumenti del costo della vita in Europa. Proponiamo un maggiore e rigido controllo dei prodotti provenienti da altri continenti e dall’Ucraina, a esclusivo vantaggio dei produttori nostrani e dei consumatori finali.

Pretendiamo un maggiore controllo della filiera e degli ingiustificati aumenti di prezzi dei prodotti agricoli che se agli agricoltori vengono pagati a bassissimo prezzo poi li si ritrova sugli scaffali con cifre decisamente e ingiustificatamente aumentate. Siamo pronti ad affiancare gli agricoltori italiani nelle loro proteste, scendendo in piazza, al loro fianco con l’intenzione di non lasciare intentata nessuna azione che possa dimostrare come questo governo e questa Unione Europea ormai da tanto tempo non fanno il bene dei propri concittadini

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