Dopo il viaggio in treno del Triumvirato dell’ Unione Europea (Draghi, Macron e Scholz) a Kiev, ci chiediamo cosa resta dell’Europa, e cosa resta di quell’occidente che fino a qualche anno fa conoscevamo anche in Europa.
Il pellegrinaggio del trio delle meraviglie scioglie gli ultimi residui dubbi sulle loro prossime mosse, sul supporto militare dell’Ucraina (e prova ne è stata la relazione di Mario Draghi in senato ieri), sul suo ingresso nell’UE, e sull’allineamento atlantista dei paesi europei divenuto ormai assolutamente totale. Siamo davvero preoccupati e vorremmo lanciare un allarme. Di questo passo si va diritti verso la morte dell’’Europa ( non solo di questa unione europea) che probabilmente verrà sepolta sulla strada per Kiev; sepolta con le nostre mani, con la nostra debolezza, conseguenza della prima guerra globale voluta proprio dall’Occidente atlantista.
Macron, Scholz e Draghi non sono andati a Kiev per ricordare il sostegno dell’Europa all’Ucraina, come è stato annunciato, ma per confermare la sottomissione dei paesi europei al dogma atlantista. Appiattimento al quale si è anche affiancato il leader romeno e che è successivo a quello Polacco.
La conferenza stampa di Draghi, ne è stata la conferma e l’allontanamento di ieri del ministro degli esteri Di Maio dal movimento 5stelle con il suo affiancamento a Draghi e partito democratico ne è la controprova. Se leggessimo questi fatti con i vari messaggi lanciati da Macron e al resoconto di Scholz capiamo quanto questo teatrino sia falso e ipocrita; teatrino che in Italia, come in Francia come in tutta Europa sembra essere creato ad arte.
La relazione in senato di ieri, cosi come la conferenza stampa di Draghi post viaggio in Ucraina, si basa su alcuni punti: il primo che l’Ucraina possa essere ammessa quanto prima in Europa, ( chi se ne frega se ci sono paesi come la Turchia con gli stessi problemi di relazioni internazionali che aspettano da anni); due che l’Italia possa continuare a consegnare armi al Kiev e a proseguire nell’attuazione delle sanzioni, terzo che quando e se la guerra debba finire lo deciderà Zelensky (ovvero l’asse Biden – Johnson).
E chi se ne frega se la nostra economia va a rotoli, che l’inflazione galoppa con conseguente calo del potere di acquisto delle famiglie, che i tassi di interesse aumentano, con conseguente stallo delle compravendite delle case e con minore liquidità per le imprese; l’obiettivo di Draghi, Macron e dell’Europa è che l’Ucraina possa entrare in Europa e che l’Europa (quindi noi) si faccia carico della ricostruzione fisica ed economica di questo paese che Zelensky sta costringendo a morire con un costo di circa 700 miliardi di dollari, e che sia la stessa Europa ( quindi noi) a dover pagare ai fabbricanti tutte quelle armi che adesso stiamo “prestando” a Kiev.
Draghi ha parlato a nome personale e con Dimaio da ieri ha avviato la campagna elettorale per le politiche del 2023; Non ha parlato a nome del 75 percento degli italiani che non vogliono tutto ciò.
La guerra continuerà a lungo; lo hanno ammesso tutti perché è interesse di tutti. Interesse dell’Europa, di rendere ancora più povere ed indigenti le famiglie. E continuerà perché c’è incapacità politica e, come nel caso italiano, anche personale dei ministeri degli esteri a instaurare dialogo con le parti in causa.
Perché ad essere onesti, qualsiasi colloquio al momento mira a respingere politicamente l’altro;
È davvero la prima guerra globale, dell’era della globalizzazione, che si sta svolgendo sotto i nostri occhi.