Il Super bonus è drammaticamente bloccato dal mancato acquisto dei crediti in capo alle aziende edili che applicano lo “sconto in fattura”.
Le aziende, infatti, si ritrovano cassetti fiscali stracolmi di crediti che non vengono acquisiti dalle Banche e, protraendosi tale situazione ormai da mesi, non riescono più a far fronte alle spese per mandare avanti i cantieri.
La situazione si è generata ad inizio 2022 andando sempre peggio sino all’insostenibilità odierna.
Ma cosa è cambiato? Quali sono i reali problemi?
Il primo problema introdotto da chi osteggia tale misura sono state le truffe.
Problema che, a ben leggere gli studi economici che si riferiscono a tale fattispecie, sembrerebbe afferire ad eventi molto circostanziati e non validi a bloccare il super bonus.
Secondo problema, introdotto dal nostro splendido Premier pochi giorni fa, sembrerebbe essere l’aumento dei costi del miglioramento energetico degli edifici che, a detta di Mario Draghi, dipenderebbe dalla mancata trattativa tra committente ed appaltatore sul prezzo dei lavori.
Anche tale perplessità non appare assolutamente incisiva essendo i prezzi degli appalti valutati da professionisti che ne devono asseverare la congruità con i limiti imposti proprio dal Governo. Quindi, sostenere che l’aumento dei costi sia causa del fallimento della misura, vorrebbe dire che il Governo stabilisce con propri provvedimenti dei prezzi utili a truffare sé stesso considerando peraltro che i prezziari nascono per le gare pubbliche.
Una follia assoluta che apre scenari talmente inquietanti da non poter essere ritenuta credibile neanche dall’ultimo dei complottisti.
Tali dichiarazioni ben sarebbero state in bocca ad un terrapiattista ma purtroppo a pronunciarle è stato il Migliore dei Migliori, l’uomo che dovrebbe garantire il nostro futuro, scelto dal nostro Presidente della Repubblica per il suo curriculum e la sua genialità.
Delle due l’una quindi: o Mario Draghi è una persona di specchiata intelligenza o è il peggiore dei complottisti capitato alla guida del Governo per un mero errore.
Pur non essendo sostenitori di Draghi risulta comunque difficile aderire alla seconda ipotesi.
Cosa c’è sotto lo svilimento del Super bonus quindi?
Difficile dirlo con certezza.
A ben leggere tra i mille articoli che si occupano della questione, sembrerebbe che le vere cause dello svilimento della misura siano da ricercare in ambito politico ed economico.
Taluni sostengono che la presa di posizione sia scaturita da attriti tra alcune forze della larga maggioranza di Governo con il Governo stesso.
Altre fonti ritengono che si voglia convogliare parte della spesa pubblica del Super bonus in altri settori come quello delle armi, divenuto quanto mai interessante dopo l’acuirsi della crisi russa- ucraina.
In tal senso bisognerebbe leggere le dichiarazioni e gli atteggiamenti di Mario Draghi nel senso di indirizzare al ribasso il mercato del 110 in modo da spendere meno di quanto possibile; un mood che il nostro Presidente del Consiglio ben ha imparato in altre cariche prestigiose ricoperte in passato quando delle sue semplici dichiarazioni potevano svolgere effetti assai rilevanti sui mercati mondiali.
Ancora c’è chi ritiene che il problema sia esclusivamente economico e che il vantaggio procurato dall’acquisto dei crediti da parte delle Banche non sia un investimento economicamente razionale come lo era all’inizio; il variare dei tassi di interesse, dovuto agli sconvolgimenti dei mercati post-guerra, sembrerebbe rendere il vantaggio fiscale degli utilizzatori finali molto meno interessante rispetto a quando la norma era stata pensata.
Per quanto ci riguarda, noi, Altri X andare oltre, non possiamo che pretendere che il governo tenga fede agli impegni assunti con una propria normativa.
Il Super bonus rappresenta la misura più socialista ed ecologica mai varata da un Governo liberale.
Il suo affossamento produrrebbe danni inimmaginabili; basti pensare alle migliaia di imprenditori e professionisti coinvolti, alle centinaia di migliaia di operai del settore edile, ai milioni di beneficiari degli interventi e al mancato risparmio energetico che si potrebbe ottenere portando a termine gli interventi.
Bisogna assolutamente evitare migliaia di fallimenti, un aumento vertiginoso della disoccupazione e l’abbandono di cantieri che produrrebbero milioni di cause ed enormi difficoltà per gli utilizzatori di unità abitative che non garantirebbero neanche gli standard che avevano prima dell’inizio dei lavori.