In attesa delle motivazioni, la Corte Costituzionale con la sentenza pronunciata lo scorso mercoledì, ha fatto sapere di ritenere illegittime le norme che prevedono in automatismo l’attribuzione del cognome paterno ai figli nati in costanza di matrimonio. Nello specifico, gli articoli 2, 3 e 117 –I° c. della Carta Costituzionale sarebbero contrastanti con gli articoli 8 e 14 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo.

Al fine quindi di eliminare tale contrasto e di evitare una “condotta discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio”, quest’ultimo assumerà il cognome di entrambe i genitori e, solo su accordo di entrambi, si attribuirà solo il cognome di uno dei due.  

Ovviamente, spetterà al legislatore regolare gli aspetti connessi a tale decisione.

Aspetti che già lasciano intravedere criticità e difficile attuazione pratica, nonché un proliferare di controversie. Nel pratico, basti pensare alla sequela di cognomi che, un il figlio di un individuo con entrambi i cognomi dei genitori si ritroverà ad avere: ben quattro! solo nella prima generazione successiva alla pronuncia della Suprema Corte e, ben otto cognomi, nella successiva generazione!

La normativa, dovrà necessariamente tener conto del risvolto pratico di tale aspetto.

Per non parlare poi dell’inevitabile conflitto anche giudiziale, nel caso di inesistente accordo sull’attribuzione di un unico cognome, che necessariamente investirà i Tribunali d’Italia.

La nostra normativa attuale prevede l’automatismo del cognome paterno ma, prevede anche che il figlio una volta maggiorenne possa richiedere l’aggiunta del cognome materno.

Definire la pronuncia della Suprema Corte come “un passo avanti verso l’effettiva uguaglianza di genere nell’ambito della famiglia” (c.t. Ministro della Giustizia, Marta Cartabia) sottende un falso ed ipocrita buonismo e giustizialismo che la nostra categoria politica unitamente alla magistratura sottace le vere problematiche sociali quali i crescenti fenomeni di femminicidio e la mancanza di sostegno alle famiglie, solo per citare alcuni, e dirige ed impone il modus vivendi di questa nostra Italia.

Confidiamo pertanto che il legislatore sappia essere più saggio e lungimirante.

AnnaMaria Sgromo

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