Viviamo in un secolo che ben potrebbe chiamarsi l’era degli stupidi. A un mondo ed a una società in continuo e rapido cambiamento si risponde, quando lo si fa, con soluzioni errate, tardive o che a volte traggono ispirazione da ideologie del passato che seppur valide non subiscono quel processo di aggiornamento e rivisitazioni che permettono, pur mantenendo integro i cardini ideologici, di potersi attuare alla società del terzo millennio.
Stiamo disperdendo un patrimonio ecologico incredibile al fine di perseguire l’arricchimento di una ristretta oligarchia plutocratica.
L’inquinamento da fossili contribuisce sempre più in maniera esponenziale all’incremento del cambiamento climatico, ormai conosciuto da almeno un ventennio e nessuna forza politica ha mai introdotto alcuna misura concreta per cambiare direzione.
Il nostro Paese ha un tasso di natalità imbarazzante, complice le lacune del welfare e delle politiche assistenziali dirette alla natalità, e il problema immigratorio sta diventando sempre più drammatico.
A tali problemi la politica nostrana ha saputo rispondere solo con insignificanti assegni familiari e con un populismo di bassissimo livello introdotto dalle destre conservatrici e neoliberiste, specchio dell’individualismo che mai è appartenuto al nostro popolo prima di oggi.
La dottrina economica e alcuni principi dei socialismi, nella loro ideologia di una società più armonica e rispettosa delle tradizioni, nel loro messaggio d’amore sociale dimenticato dalla Storia, deve trovare un’espressione politica chiara e onesta che miri a rendere attuali dei valori che da troppo tempo non vengono rappresentati nel mondo politico culturale italiano.
Queste idee ci portano e devono continuare a portarci a essere “Altri” rispetto ai soggetti esistenti.
Cosa ci differenzia da loro?
Ci differenziamo per il fatto che le nostre idee, i nostri valori, i nostri suggerimenti li conosciamo perché sono nostri da da sempre. Possiamo affermare che le idee che devono muovere la nostra proposta politica sono legittimate da radici antichissime che nella loro lenta evoluzione hanno cambiato la fronda, ma non la corteccia.
Apparteniamo ad una cultura e ad un mondo che fin dal XIX secolo si è posto come alternativa moderna alle logiche illuministiche, giacobine, ghigliottinare e giustizialiste scaturite dalla Rivoluzione francese. Logiche e principi che purtroppo hanno informato tutte le scelte catastrofiche dei secoli successivi ed oggi siamo finalmente arrivati alla resa dei conti.
“Andare oltre” ha il senso profondo e ineludibile di oltrepassare lo steccato che ci divide da un mondo nuovo e moderno fatto di pace sociale, di una civiltà moderna che non getta al macero gli insegnamenti del passato in nome di un non ben identificato progresso pronto a distruggere l’uomo, la sua individualità fino a farlo diventare solo uno strumento del mercato economico affibbiandogli il nome di “consumatore”.
Il tutto nella logica perversa di sistemi, come quello imperialista americano, dove gli uomini sono valutati solo in base alle loro capacità economiche che gli permettono di spendere e acquistare. In pratica se non hai i soldi non vali e non conti nulla.
“Andare oltre” vuol dire rifiutare e combattere queste logiche del consumismo e della globalizzazione con lo scopo di permettere ad ogni essere umano di poter essere utile e prezioso nella società per i suoi meriti e non per la sua capacità economica.
Si tratta di una svolta epocale, ne siamo consapevoli.
Ma siamo altrettanto consapevoli che oggi questa rivoluzione culturale può essere fattibile proprio perché sono ormai crollati tutti i dogmi del materialismo storico ed economico che hanno dominato il secolo precedente.
L’obiettivo è essere portavoce (moderni, attuali, al passo coi tempi e con lo sviluppo dell’etica sociale dell’ultimo secolo) di quella terza via che da sempre è stata sana, giusta e vincente e che ci rende non diversi (dal centro sinistra, dal centro destra, dai Grillini etc.) ma che ci rende SUPERIORI, ci rende ALTRI.
Terza via che non deve farci paura, ma che allo stesso tempo non deve esonerarci dal DOVEROSO CONFRONTO con le altre forze politiche, ma soprattutto con la società civile. Discussione e confronto non vuol dire compromesso o miscuglio; significa informare tutti che noi ci siamo, che abbiamo le nostre idee, i nostri progetti e i nostri sogni che sono ASSOLUTAMENTE ATTUALI, che guardano al FUTURO. L’Italia può di nuovo tornare ad essere la guida che illumina la strada alle altre nazioni per la realizzazione di una grande Europa dei popoli che ne fanno parte e non più dell’Europa unita dal denaro e costruita sulla religione economica del debito.