Che la guerra in quanto tale sia ingiusta ce lo insegna la storia; e che tutte le guerre abbiano dei segreti, delle spiegazioni e dei motivi scatenanti ben diversi da quelli enunciati nei comunicati stampa, nelle interviste o che a lettura postuma troveremo sui libri di storia è anch’esso risaputo.
L’evoluzione del conflitto in Ucraina è molto significativa se consideriamo il fatto che ad oggi vediamo contrapposti due mondi e due filosofie economiche e politiche totalmente differenti tra loro. Gli organi di informazioni ci stanno dipingendo Putin quale brutto, sporco e cattivo contrapposto agli angeli del bene dell’occidente.
Questi due mondi si stanno fronteggiando, adesso militarmente, nel cuore dell’Europa.
Ed è la stessa Europa la posta in palio.
Si può dire che siamo già in una guerra mondiale, in quanto si stanno combattendo appunto uno contro l’altro, i due mondi opposti: il mondo dei paesi sovrani, rappresentato dalla Russia e quello della globalizzazione, identificato dall’atlantismo. Anche gli schieramenti in seno al consiglio di sicurezza dell’Onu vogliono esprimere questo, più che una valutazione militare dello scontro in Europa centrale.
Se le armi rimbombano sul territorio ucraino, il conflitto è globale, perché è in gioco appunto l’esistenza e la scomparsa di uno di questi due mondi. Per lo meno in Europa. E i vari soccorsi militari, da parte dei paesi europei, primo fra i tanti l’Italia, ne sono la controprova.
Il conflitto militare sta comportando effetti collaterali importanti in termini di vite umane civili. Ogni guerra ne ha.
Cambia solo chi alla fine (o durante) ne racconta le gesta militari. Chissà cosa avrebbero tramesso i canali Rai o i giornalisti legati al Bilderberg i giorni seguenti al bombardamento di Dresda, o del quartiere san Lorenzo a Roma. Ma si sa, la guerra la racconta chi vince, o forse anche, la vince chi ha i mezzi per raccontarla.
Siamo arrivati alle sanzioni.
Gli organi di informazioni ci narrano di sanzioni dell’occidente (di tutto l’occidente?) alla Russia, colpevole di essere avversario della lotta di ideologie.
A guardare bene le azioni e le sanzioni che l’Europa sta mettendo in atto contro la Russia si capisce che la prima a farne le spese sarà la stessa Europa; e alcuni Paesi più di altri.
È sul continente europeo che si sta combattendo la battaglia tra queste diversi mondi di vedere il mondo (sovranismo vs globalismo) forse volutamente identificato quale teatro di contesa. L’Europa era sembrata negli ultimi anni un continente non più coeso politicamente, ormai alla deriva e dopo la brexit il mondo globalizzato temeva altre “exit”.
La Germania e i Paesi del Visegrad non del tutto allineate, una decisione da prendere sul North stream2, le imminenti elezioni in Francia dove il fido globalista Macron riprova il colpaccio e quelle in Italia nel 2023, dove il partito democratico punta a fare bingo, sono stati forse gli elementi che hanno fatto precipitare la situazione e che hanno portato benzina sul fuoco di una crisi per lo più circoscritta e arginabile.
La reazione dell’Occidente è stata molto violenta. Le sanzioni comportano infatti il blocco finanziario ed economico col tentativo di inginocchiare (e plasmare forse) il paese Russo. Infatti come ha detto la Casa Bianca, la Russia è ormai un Paese debole della globalizzazione, quasi a riconoscere e confermare che questa guerra è una guerra per la globalizzazione, pur con la conferma che l’Europa dovrà pagare il prezzo maggiore, come confermato da Mario Draghi al parlamento (Mario draghi il banchiere che della globalizzazione è l’espressione massima in Europa).
Al prezzo legato alle sanzioni, i Paesi europei dovranno pagare un ulteriore prezzo me non assolutamente a basto costo, come per esempio il rafforzamento della presenza militare degli Stati Uniti in Europa (non in Ucraina ma in Europa) poiché è qui che sta il problema ed è qui che si sta combattendo la guerra ideologica; i passi successivi nella road map d’oltre oceano sono una conseguente costrizione dell’Europa a integrare l’Ucraina, al fine di regionalizzare apparentemente il conflitto e lasciare il ruolo di liberatore dell’Europa e del mondo agli Stati Uniti. inoltre obiettivo è anche quello di rendere sempre più coesa le vecchia Europa dell’unione europea; del resto la fornitura di armi da parte dei paesi europei, e non della NATO infatti, fa in modo che sia difficile per i Paesi europei “dubbiosi” e sensibili al sovranismo avvicinarsi alla Russia.
L’Ucraina, in questa battaglia di giganti, non è la posta in gioco, ma è stata il detonatore.
Un detonatore ha funzionato per anni, che ha finito per far saltare in aria un sistema geopolitico, che non può permettersi la presenza di un grande paese come la Russia, con la sua ricchezza, le sue tradizioni, la sua cultura; cultura che spesso è un tutt’uno con la cultura europea (Il caso Dostoevskij ne è un esempio).
Il fatto che il mondo globalista, il cosiddetto occidente moderno, ha dovuto ricorrere a provocare una guerra è la prova della sua debolezza. E l’Europa di questo occidente moderno ne è la massima espressione alla deriva.
L’Europa, l’Italia, noi tutti dobbiamo capire che in questo modo ormai “non si può più andare avanti”. Si deve andare oltre e per farlo bisogna essere Altri.
Il rischio di giungere a un punto di non ritorno è altissimo. Non si tratta di scegliere di stare con la Russia o contro la Russia, con Putin o contro Putin, che indubbiamente ha anche le proprie colpe.
Si tratta di capire se stare con il globalismo, con i Soros, con gli anti sovranisti tout court in un mondo, in una Italia dove difficilmente la convivenza di queste due realtà ideologiche possono convivere senza creare attriti sociali o deformazioni della società.